Attualità

Roma. È guerra ai sacchetti «tarocchi»

ANTONIO MARIA MIRA giovedì 9 giugno 2016
È guerra ai sacchetti della spesa 'tarocchi'. Che vengono dichiarati biodegradabili ma che in realtà sono prodotti ancora con plastiche ormai vietate. La Guardia di Finanza ne ha sequestrate più di 200mila, con multe fino a 1,8 milioni di euro e il deferimento all’Autorità giudiziaria di 38 persone per frode commerciale. È il risultato di una vasta operazione in Sicilia e Calabria, che ha riguardato anche importanti centri commerciali, e che è stata illustrata ieri dal ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti e dal generale Gennaro Vecchione, comandante delle unità speciali delle Fiamme gialle. Una 'guerra' che ieri ha visto scendere in campo anche il Noe dei carabinieri di Torino che ha sequestrato 80 tonnellate di sacchetti fuori legge, trovando l’80% di aziende irregolari, tra produttori e distributori, tra quelle controllate. La Finanza, su impulso del ministero dell’Ambiente, intensifica l’attività preventiva e repressiva nei settori degli imballaggi di plastica non rispondenti agli standard di legge, per tutelare l’ambiente, i consumatori e il settore industriale della chimica verde. Le buste fuori legge o le falsi dichiarazioni di conformità - è stato spiegato - «minano una filiera nazionale che può valere fino a un miliardo di euro». «Non permetteremo alla criminalità di mettere a repentaglio l’economia del Paese – ha denunciato il ministro –. Chi non rispetta le norme deve sapere che ne pagherà le conseguenze. Chi inquina paga. Sulle shopper – ha aggiunto – l’Italia ha avuto sempre una posizione d’avanguardia in Ue orientata al massimo grado di tutela ambientale contro ogni violazione e contraffazione pericolosa per l’ambiente e per l’economia: una norma per la quale abbiamo rischiato anche un’infrazione sulla concorrenza ma che invece è diventata una norma di riferimento ambientale ». «Il corpo – ha rilevato Vecchione – in questo settore interviene soprattutto per i profili finanziari ed economici, oltre che la tutela dell’ambiente. Continueremo le analisi e le verifiche».  Secondo l’indagine, ribattezzata 'Uni En 13432' (lo standard delle buste biodegradabili e compostabili indicato dal decreto legge del gennaio 2012), «predomina la regia di importanti interessi economici da parte di talune imprese produttrici-distributrici di sacchi per asporto di merci non compostabili» al posto «di quelli ottenuti da fonti rinnovabili e perciò più sostenibili sotto il profilo ambientale». Il Reparto speciale della Gdf ha dato così l’avvio ad un apposito 'piano di azione', attraverso l’esecuzione di controlli in varie regioni e più in particolare in Calabria e Sicilia, selezionate per questa prima fase di controlli. Dopo questa prima fase sono in corso ulteriori attività investigative. Le bioshopper per essere sul mercato devono rispondere a determinati requisiti: quelle monouso devono essere biodegradabili e compostabili, quelle riutilizzabili devono avere uno spessore superiore ai 200 micron con maniglia esterna e oltre i 100 micron con maniglia interna se serve per trasportare alimenti, mentre rispettivamente superiori a 100 e 60 micron quelle non destinate agli alimenti. Invece, è stato spiegato dalla Guardia di Finanza, si sono riscontrati su tutto il territorio casi di buste non a norma o che espongono false dichiarazioni di conformità.